Con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, anche l'Altopiano passa sotto il dominio francese, dopo aver mandato invano le proprie milizie in difesa della Serenissima contro Napoleone. Nella Convenzione con i Francesi, venne riconosciuta la Reggenza pur sotto il nome nuovo di Municipalità, con il rispetto di esenzioni e diritti, come quelli del Pensionatico, con la conservazione delle milizie e con l'obbligo di difendere i confini. Con la cessione del Veneto all'Austria, i Sette Comuni giurarono fedeltà all'Imperatore Francesco II, in cambio del riconoscimento della Reggenza e dei suoi diritti.
Nel 1804 l'arciduca Giovanni d'Austria fece un viaggio nel Veneto e fu salutato con diversi manifesti in lingue diverse, tra cui la lingua cimbra dei Sette Comuni. L'Altopiano viene descritto come una terra povera di risorse naturali, con una grande speranza nella bontà dell'Imperatore nei suoi confronti.
Ma le vicende politiche portarono presto a nuovi cambiamenti e, con la vittoria dei francesi sull'Austria, il Veneto entrò a far parte del Regno d'Italia e dell'Impero Napoleonico. La Reggenza dei Sette Comuni fu abolita (1807) e Asiago divenne sede del distretto del Bacchiglione fino al 1815, quando, con la caduta di Napoleone, l'Altopiano ritornò sotto l'Impero Austriaco. Nonostante le domande disperate dei rappresentanti dei Sette Comuni, in condizioni economiche sempre più difficili anche a causa di carestie e pestilenze, diritti ed esenzioni del passato non vennero più riconosciuti. Sulla popolazione dei Sette Comuni vennero a pesare tasse e imposte, miseria e fame, con la spinta sempre più forte dell'emigrazione non più soltanto in pianura, ma nelle varie regioni d'Europa e in terre oltre oceano, specialmente in Brasile.
Nel primo '800 fu stampato un nuovo catechismo in lingua cimbra per i Sette Comuni , dato che il Vescovo di Padova nelle sue visite pastorali in quegli anni aveva notato 'che la massima parte dei fanciulli dei Sette Comuni, non che molte donne, ed anche qualche uomo, o poco o nulla intendono la lingua italiana'.
Sotto il dominio austriaco abbiamo anche sull'Altopiano i primi catasti. Nonostante le difficoltà, vennero costruite le strade, le prime scuole, diverse opere pubbliche, con i primi segni del moderno progresso. Nella prima metà del 1800 iniziò il movimento turistico con i primi alberghi, i primi servizi come la pretura, l'ispezione forestale, le poste, le prime banche.
Anche sull'Altopiano ebbero luogo fatti che erano collegati con il movimento risorgimentale, che nel Veneto stava organizzando la ribellione al dominio austriaco e preparava l'unione d'Italia.
Alla notizia del governo provvisorio a Venezia nel 1848, si formò ad Asiago un corpo speciale chiamato Legione Cimbrica e poi Guardia Nazionale, con circa 800 soldati comandati da Cristiano Lobbia, che poi diventò famoso come generale garibaldino e come deputato nel parlamento del Regno Italiano. Per un mese questo piccolo esercito ostacolò l'avanzata degli austriaci nella primavera del 1848, ma alla fine dovette soccombere. Tra gli esponenti più valorosi, sono ricordati monsignor Domenico Bortoli, l'avvocato Giulio Vescovi, Pietro Zovi da Roana. Gli uomini di Enego difesero la valle del Brenta fino a giugno e subirono poi incendi e saccheggi in paese come punizione.
Dopo il 1848 seguirono sull'Altopiano condizioni ancora più dure. Un proclama diceva: 'Chi venisse colto col suono delle campane allo scopo di allarmare, ovvero chi informasse il nemico o gli insorti delle mosse dell'Imperiale Regia Truppa, verrà sottoposto a giudizio statuario e fucilato'.
Diversi volontari di Asiago e Gallio parteciparono alla Seconda Guerra per l'Indipendenza nel 1859 e alcuni altopianesi collaborarono con Garibaldi nella spedizione dei Mille.
Nel 1864 fu steso un progetto d'Azione di Volontari sull'Altopiano per liberare il Veneto dall'oppressione austriaca. Nel 1866 fu combattuta la Terza Guerra per l'Indipendenza che portò il Veneto a far parte del Regno d'Italia.
A Padova, l'onore di accogliere il Re Vittorio Emanuele II in città toccò al rettore magnifico dell'Università, Giambattista Pertile di Asiago. Ad Asiago venne pubblicato un manifesto sul quale erano indicati i nomi dei volontari e dei garibaldini che avevano contribuito all'Indipendenza italiana.
Dopo l'unione all'Italia, anche l'Altopiano conobbe la trasformazione del progresso moderno , pur tra incertezze, resistenze e difficoltà antiche e nuove. Molti sull'Altopiano erano chiusi in pregiudizi e in mentalità tradizionaliste, incapaci di accogliere nuove tecniche, nuove vie di comunicazione, nuove attività economiche e nuove forme amministrative. Il progresso ha portato nuove strade, nuove forme di abitazione, di produzione e di commercio. Le case sono state rinnovate: la paglia dei tetti è stata sostituita da tegole e scandole. Grande importanza ebbe la costruzione della ferrovia che dalla pianura vicentina salì ad Asiago . Ideata nel 1822, essa fu ultimata nel 1909 e servì al trasporto dell'Altopiano fino al 1958, quando fu sostituita da un servizio di autocorriere.
Nel 1906 fu costruito il ponte di Roana sulla Valdassa, dopo anni di progetti e di polemiche: esso fu abbattuto per ragioni di guerra nel 1916 e ricostruito nella forma attuale nel 1924. Tutti i paesi dell'Altopiano furono serviti da nuove forniture d'acqua. Per i comuni di Asiago, Roana e Rotzo fu realizzato l'acquedotto Val Renzola che trasportava l'acqua dalla valle omonima per oltre 20 chilometri.
Alla fine del 1800 la popolazione dell'Altopiano era così distribuita: Asiago 6.716 abitanti, Rotzo 2.511 (con Pedescala e San Pietro Valdastico), Roana 4.768, Gallio 2.013, Foza 1.817, Enego 3.294, Lusiana 4.558, Conco 3.817.
In tutti i paesi dell'Altopiano arrivò l'energia elettrica che oltre all'illuminazione pubblica e privata, servì ad azionare qualche piccola industria, come le segherie.
Continuava la pratica dell'artigianato tradizionale, nelle sue diverse forme, dal legno alla paglia , dal ferro alle pelli, con qualche nuova iniziativa di commercializzazione. L'allevamento delle pecore andò lentamente in disuso per le difficoltà della transumanza e per la concorrenza delle lane straniere, mentre andò incrementandosi l'allevamento bovino con la produzione del formaggio e con risultati sempre più qualificati.
Cominciò qualche nuova attività produttiva, come nel campo delle distillerie e dell'estrazione e lavorazione del marmo.
Furono organizzate diverse associazioni di cooperazione economica, come la Banca Popolare dei Sette Comuni ad Asiago, la Cassa Rurale e Artigiana di Roana, di Gallio e di Tresché Conca.
In diversi paesi furono create le Società di Mutuo Soccorso, cooperative di consumo, cooperative di caseifici e di artigianato.
Con le nuove vie di comunicazione (strada del Costo, della Fratellanza, del Pievan) prese impulso il movimento turistico, ospitato in strutture ricettive qualificate e rinomate.
Ad Asiago fu costruita una sezione del Club Alpino Italiano e Giuseppe Nalli organizzò un Museo di Storia dei Sette Comuni, andato perduto durante la Prima Guerra Mondiale.
Nel 1885 Ottone Brentari pubblicò la Guida storico alpina sui Sette Comuni e dal 1857 al 1893 l'abate Modesto Bonato pubblicò in 5 volumi la Storia dei Sette Comuni e delle contrade annesse. Nel 1876 cominciò a lavorare ad Asiago la prima tipografia.
In questo fervore di attività economiche, le possibilità di occupazione erano tuttavia limitate, anche per l'abbandono delle risorse e delle pratiche tradizionali, così che l'emigrazione conobbe le punte più alte: nel solo anno 1909 partirono da Asiago 558 emigranti. Molti erano lavoratori stagionali che tornavano a casa nella stagione invernale, come il Tönle Bintar raccontato da Mario Rigoni Stern, ma molti andavano oltre oceano, nelle Americhe e in Australia, in condizioni spesso avventurose e disperate.