di Dionigi Rizzolo (1996)
Le parole più vere e profonde, testimoni a Asiago di una storia millenaria, non sono scritte su libri o su monumenti: sono quelle scritte nei suoi luoghi, nelle sue contrade e nei suoi boschi, parole sospese nella memoria di anziani o perdute in documenti dimenticati, parole appartenenti in gran parte a una lingua quasi estinta, una lingua di origine germanica denominata cimbra.
Oggi ad Asiago restano e sono usati tanti nomi di luoghi, in gran parte non compresi nei loro significati originari, nomi che condensano il rapporto più profondo tra gli abitanti di Asiago e il loro territorio, nomi che costituiscono i tratti più significativi dell’identità culturale degli Slegar (gli “Asiaghesi”, in cimbro).
Ecco il valore di quest’opera realizzata da Dionigi Rizzolo in anni e anni di ricerche e studi. I criteri e i pregi del suo lavoro sono chiariti nella premessa dell’autore e nella testimonianza di Patrizio Rigoni, che gli è stato amico anche in questa fatica. I risultati sono straordinari ed emblematici: certamente con qualche limite di dati e di interpretazione, ma niente è completo e definitivo nell’attività culturale, specialmente nel campo così complesso della storia e della lingua. Le pagine di questo libro, con le loro analisi così precise, con le loro documentazioni così accurate, con le loro evocazioni così suggestive di avvenimenti lontani e spesso di miti originari, sono come un viatico, una memoria da portare nel cammino verso il futuro, così confuso e imprevedibile. Anche ad Asiago, è necessario che quello che è stato sia viatico, memoria, augurio per quello che sarà.