Nel centenario della Prima Guerra Mondiale, l’Istituto di Cultura Cimbra sente il dovere di ricordare quella infinita epopea popolare di dolore, a lungo rimossa e dimenticata dalla memoria ufficiale della Grande Guerra: il profugato.
Questo libro sulla partenza per il profugato, si collega strettamente al libro sul ritorno dal profugato, pubblicato dall’Istituto di Cultura Cimbra nel 2008. Anche questa pubblicazione nasce da una ricerca di Nico Lobbia, ampliata con altre testimonianze sull’argomento e con una rassegna fotografica che ricorda l’Altopiano che i nostri profughi hanno dovuto lasciare per salvarsi. “Ghebar dehin zo sterban net” (andiamo via per non morire) è il sottotitolo del libro, che dice in lingua cimbra la disperazione di una popolazione costretta a lasciare tutto improvvisamente, senza sapere dove finire. Ha dovuto lasciare “un cantuccio dei più prosperosi della nostra patria”, come ha scritto lo storico G. C. Abba, ricordato in questo libro. Egli un po’ idealmente ha definito il nostro popolo “sobrio, austero, operoso, perché desidera poco, gli pare di avere tutto”.