È stato pubblicato il nuovo Quaderno di Cultura Cimbra numero 71. La foto di copertina di questo quaderno, colta da Fabio Ambrosini sul disastro che ha colpito i nostri boschi nell’ottobre scorso, non ha solo un triste valore di cronaca, ma anche di forte simbolo per la crisi che pesa nella vita delle nostre montagne anche sul piano culturale e sociale con cui sempre dobbiamo fare i conti.
Il primo articolo del quaderno è una stimolante testimonianza di Giovanni Vescovi Vischofar in lingua cimbra e sulla lingua cimbra ai nostri giorni, con un ringraziamento: “Ich bill Khodan an heftich borbaissgot allen dii ba habent-mar gaholfet so riiban finz hia”. Segue un articolo del prof. Luca Panieri su “La nuova normalizzazione ortografica del Cimbro” che si rifà alla nuova banca dati informatizzata del cimbro, per precisare le norme ortografiche che rendono utilizzabile il dizionario dal punto di vista della scrittura, sulla base di una coerente correttezza grammaticale e di una rinnovata consapevolezza storica. Si tratta di un passo di grande importanza per la conoscenza e l’uso della lingua cimbra ai nostri giorni e per il futuro.
In occasione del decimo anniversario dalla scomparsa di Mario Rigoni Stern, Marie Helène Angelini presenta un particolare ricordo dell’amico scrittore, specialmente nel suo rapporto con l’ambiente naturale e con l’ambiente sociale dell’altopiano. Sembra che per lui natura e libertà siano intimamente legate. Infatti Rigoni Stern ha scritto: “Istintivamente sono un uomo naturale: la mia infanzia è stata liberamente goduta tra montagna, pascoli e boschi, nella vita paesana degli anni trenta…” L’altopiano ha segnato il suo carattere, la sua formazione e la sua opera . Di Mario Rigoni Stern viene poi pubblicato un intenso articolo carico di suggestione, apparso in lingua francese su Le Monde di Parigi: “Tragici pascoli dell’altopiano”.
Seguono “Alcuni documenti sull’attività mineraria dei Sette Comuni”, ricercati e commentati con competenza storica da Elisabetta Girardi. Sono documenti che ci riportano al 1200 e al 1600 nelle zone di Rotzo e della Valdastico, con i faticosi tentativi di reperire risorse economiche anche nelle attività minerarie.
Danillo Finco continua la sua appassionata ricerca nella toponomastica e nella “antica parlata cimbra a Gallio”, in base a documenti e alla memoria viva della sua gente. Interessanti le informazioni relative alle modalità di stesura degli atti notarili molte volte di difficile lettura e utilizzazione. Molto utili i collegamenti con dati scritti e orali per spiegare il significato di parole e di tradizioni diffusi non solo a Gallio, ma in tutto l’altopiano.
Seguono le poesie in lingua cimbra (Gasenghele – Gedichte) composte da Oliver Bauman in collaborazione con Enrico Sartori, Ermenegildo Bidese e Remigius Gaiser, dedicate alla cultura cimbra. Sono un documento di grande amicizia, che dimostra l’importanza della competenza linguistica nel nostro lavoro, ma anche l’importanza dei rapporti di stima e di collaborazione.
Dopo il centenario della Prima Guerra Mondiale, Giandomenico Tamiozzo ricorda (“Ricordare è amare”) l’esperienza di dolore dei soldati al fronte e delle famiglie a casa, con gli orrori che non bisogna dimenticare per costruire rapporti di amicizia pace a ogni livello di vita. Danillo Finco ricorda il suo compaesano don Roberto Tura, con i suoi valori umani e religiosi, autore anche di testimonianze culturali verso il suo altipiano. Un breve articolo riassume i rapporti di amicizia intercorsi tra l’altopiano e la Baviera in questi ultimi 50 anni che hanno avuto ispirazione dalla cultura cimbra strettamente connessa con la cultura bavarese. Particolare successo stanno riscontrando i giovani del gruppo musicale Balt Hüttar (lett. “Custodi del bosco”) con il loro repertorio in cui è brillantemente inserito qualche brano in lingua cimbra, interpretato con orgoglio e gusto giovanile. Cimbro è anche il titolo allegro del loro primo CD “Trink met miar” (Bevi con me).
Il quaderno continua con la menzione della tesi ti laurea di Giampaolo Mastella approvata a pieni voti all’Università di Padova sul tema “Valutazione della conoscenza dei toponimi cimbri tra gli abitanti dell’altopiano di Asiago”. Nella trattazione della tesi viene toccato anche il tema della identità culturale: “La lingua, la cultura, l’identità non sono qualcosa di chiuso, di fisso, di ereditario, ma qualcosa di aperto, di evolutivo, di creativo…”. Indicazioni che ci hanno guidato in tutti questi anni, necessarie anche nelle confusione e nelle difficoltà dei nostri giorni. Il quaderno è concluso dalla presentazione del Vangelo secondo Matteo tradotto in lingua cimbra da Giovanni Vescovi Vischofar. Il Vangelo di Matteo segue la traduzione in lingua cimbra degli altri tre Vangeli, e viene a costituire un documento di cultura non solo linguistica, ma anche storica e religiosa. Un grazie cordiale a Giovanni Vescovi per la sua fatica così benemerita.