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Nella discussione sul Marchio d’Area come progetto di sviluppo turistico nel territorio dei Sette Comuni, si fa spesso cenno alla “identità cimbra”, in riferimento alla storia, alla lingua e alla cultura cimbra che hanno connotato l’altopiano per oltre mille anni. Storia, lingua, cultura, che possono costituire un valore specifico dei Sette Comuni anche in campo turistico. Come è stato notato da molti esperti: “la diversificazione dell’offerta turistica diventa un elemento fondamentale. Nella nostra realtà, dove i paesaggi diventano sempre più omologati e omologanti, vince chi dà una collocazione identitaria forte a quello che è la propria territorialità… Costruiamo differenze: non attraverso logiche di stampo paesano, tutto a colpi di sagre, perché questo non è vincente, ma portando il turista a valorizzare quello che è specifico a quel territorio, quello che è il precipitato dell’anima di quel territorio” (Annibale Sansa, Università di Genova).

In questo senso sull’altopiano da oltre 40 anni lavora l’Istituto di Cultura Cimbra, producendo risultati (pubblicazioni, manifestazioni…) ampiamente riconosciuti, pur nei limiti delle proprie possibilità, risultati basati su studi e ricerche scientifiche, oltre la banalità e il folklorismo che caratterizzano tante espressioni di cultura locale. L’Istituto cura una comunicazione competente e qualificata (basta ricordare i Quaderni di Cultura Cimbra arrivati al n. 69) e collega la cultura dei Sette Comuni anche ai contesti della cultura regionale, nazionale ed europea. Si è verificato che l’interesse dimostrato da ospiti e ambienti vicini e lontani nei confronti della cultura cimbra ha portato talvolta la gente dell’altopiano a sviluppare maggiore consapevolezza nei confronti della propria identità.

Un punto di riferimento particolare per la conservazione e la valorizzazione della memoria locale è costituito dal Museo della Tradizione Cimbra di Roana, con la esposizione di testimonianze della civiltà materiale e con un’ampia vetrina di documentazioni e di pubblicazioni. Il Museo è diventato un punto di riferimento non tanto rievocativo e nostalgico, ma uno spazio utile per conoscere alcuni aspetti della evoluzione della vita sui nostri monti, anche dal punto di vista economico e sociale. Esso, già meta apprezzata di visite turistiche, meriterebbe di avere una struttura espositiva ed esplicativa ben più efficiente ed efficace.

Istituti culturali, musei, associazioni, ricercatori individuali, gruppi corali e gruppi folkloristici… a volte non sembrano sostenuti da enti locali, da operatori, da associazioni di categoria, talvolta nemmeno dalla scuola, dagli istituti educativi. Valori di storia, di lingua, di cultura, non sembrano riconosciuti e condivisi con la dovuta consapevolezza e solidarietà. In un intervento sui Quaderni di Cultura Cimbra nel 2010, Andrea Cunico, uno dei promotori di questo Marchio d’Area, scriveva che nei Sette Comuni “manca una visione generale, non c’è quella sensibilità che ti aspetteresti, quel voler preservare nella memoria collettiva la percezione di identità e di unicità di un ineguagliabile patrimonio ambientale, storico, culturale e linguistico… Incompetenze tecniche, analfabetismo territoriale, personalismi, localismi , interessi in ballo… A spese della comunità”. L’identità cimbra sembra a volte superficiale, convenzionale, apparente, strumentale a qualche piccolo interesse. La stessa lingua cimbra sembra a volte “un arcobaleno di parole alzato sull’abisso del nulla”. Da molti è stato osservato che la lingua è un connotato di identità non solo a livello nazionale e internazionale, ma anche a livello locale. Però essa deve essere compresa, amata, usata, elaborata in modo intelligente: pensiamo al campo della toponomastica, dei saluti, dei proverbi, delle canzoni, delle favole, delle preghiere, della gastronomia, dei passatempi, della formazione scolastica e della conoscenza naturalistica, ambientale e storica…

L’identità cimbra è un orizzonte ampio, complesso, ricco di molte risonanze di passato e di molti presentimenti di futuro, ricco di connessioni e di relazioni, in una società in profondo cambiamento come la nostra. L’identità cimbra non chiude l’altopiano in recinti ristretti, in tratti pretestuosi di storia fittizia, in rimpianti nostalgici di mondi perduti. Essa è aperta, pluralista, fatta di fedeltà alla tradizione, ma anche di coraggio e di invenzione creativa. L’identità cimbra conta su rapporti di convivenza solidale, pur tra posizioni e interessi diversi, con l’impegno di superare contrasti esasperati e di risolvere conflitti distruttivi.

“Zìban Komoine Prüdare Liibe”, Sette Comuni Fratelli Cari, era la scritta all’ingresso della Reggenza dei Sette Comuni ad Asiago. Una Reggenza che guidava una federazione di comuni basata su rapporti di fratellanza, di amicizia e di stretta collaborazione. Approfondire i rapporti tra Marchio d’Area e identità cimbra richiede numerose e diverse considerazioni. Resta un punto rilevante: la tradizione cimbra può segnare, marcare in modo incisivo l’identità dell’altopiano, anche sul piano turistico, può contribuire a rendere l’altopiano un soggetto vivo e attivo di sviluppo, può costituire un simbolo concreto di unione e di collaborazione tra la gente dei Sette Comuni.

(Sergio Bonato)

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ISTITUTO DI CULTURA CIMBRA
“Agostino Dal Pozzo”

via Romeo Sartori, 20
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