Viene pubblicato in questi giorni il Quaderno di Cultura Cimbra numero 69. Il quaderno si apre con una ricerca di Giancarlo Bortoli dedicata alla figura di Giulio Vescovi, ricordato nel centenario della morte avvenuta nel 1916 alla vigilia del profugato. Giulio Vescovi fu un personaggio importante nella vita di Asiago e dell’altopiano nella seconda parte del 1800. Avvocato, notaio, vicepretore, presidente del Consorzio dei Sette Comuni, delegato alla organizzazione scolastica e deputato provinciale. Qui è ricordato per la sua attività di sostegno della lingua cimbra: raccolse un grande vocabolario, documenti vari… Riteneva e sosteneva che “la Lingua Cimbrica è la lingua originaria dei popoli che oggi formano il Distretto di Asiago”. Propose e organizzò una scuola per insegnanti di lingua cimbra, per fare entrare il cimbro nelle scuole elementari di Asiago e poi nelle scuole degli altri comuni. Tra l’altro anche “era stabilito l’obbligo di conoscere il cimbro per coloro che concorrevano a posti pubblici…”. Giulio Vescovi resta un personaggio che l’altopiano ha bisogno di ricordare.
Modesto Brian e Domenico Zamboni tornano a collaborare con i nostri quaderni con un contributo di storia ricco di riferimenti alle situazioni concrete in cui venivano a trovarsi i nostri cimbri nelle loro peregrinazioni pedemontane. “Sono storie di individui di ogni giorno, con le loro meschinità, con le loro piccole e grandi tragedie, i loro misfatti e le loro debolezze”. Ci sono riferimenti alla lingua cimbra, ai costumi, agli strumenti musicali, a generi di musica… Un modo vivo di raccontare la storia.
Segue il racconto della visita fatta dagli amici del Curatorium Cimbricum Bavarense in occasione del 40.mo anniversario del patto di amicizia tra il Comune di Roana e il Comune Bavarese di Velden. Le parole del presidente Jakob Ossner attestano il valore della esperienza passata con l’impegno a continuare relazioni di amicizia e di collaborazione, anche per sostenere la lingua cimbra nel futuro. “Ghebar mittanandar”, andiamo insieme, come è scritto nel monumento di amicizia a Velden tra i due comuni.
Quindi seguono i primi tre capitoli del Vangelo secondo Matteo in lingua cimbra, nella traduzione curata con competenza e passione prima da Igino Rebeschini e Giandomenico Tamiozzo, poi da Gianni Vescovi Vischofar. Si tratta di un documento di valore linguistico straordinario, come il valore dei vangeli di Luca, di Marco e di Giovanni già tradotti e pubblicati in lingua cimbra, con la presentazione del teologo roanese Luigi Sartori. Un valore straordinario è contenuto anche nella testimonianza in lingua cimbra “Dar Sliito” scritta da Giuseppe Vellar, e “Dar Khriig un de Friide”, scritta da Marco a Ambrosini, Maria Vittoria Cunico, Paolo martello, Franco Rigoni e Lauro Tondello. Un episodio di commovente amicizia avvenuto durante la grande guerra sull’altopiano.
Tra le iniziative organizzate in occasione del centenario della grande guerra, un significato particolare ha assunto la evocazione di Aristide Baragiola, creata da Giorgio Spiller in collaborazione con Andrea Cunico, con una mostra organizzata a Cesuna presso il Bar Lemerle, in base alla fondamentale pubblicazione “La casa villereccia delle colonie tedesche veneto-tridentine”. Aristide Baragiola, docente di glottologia all’università di Padova, ha visitato tre volte l’altopiano per lasciarci una fondamentale testimonianza non solo della civiltà rurale dei Sette Comuni, ma anche di tutta la cultura e la lingua cimbra. Una testimonianza che dovrebbe essere non solo celebrata, ma anche approfondita per ricomporre la identità storica e culturale dei Sette Comuni, nella confusione delirante dei nostri giorni.
Segue il cenno a un altro centenario: la morte avvenuta nel 1816 di Giovanni Costa di Asiago, poeta latino e autore di opere rinomate in Italia e in Europa. Un altro personaggio degno di attenta e orgogliosa memoria, autore anche di qualificate opere sulla lingua cimbra e amico dei suoi coetanei e conterranei cimbri Agostino Dal Pozzo di Rotzo e Gianbattista Fabris di Roana.
Dopo la segnalazione di alcune opere di storia e di narrativa legate alla cultura dell’altopiano, il quaderno viene concluso da una riflessione di S. A. Dagradi sul Festival Cimbro “Hoga Zait”, organizzato in questi anni dal Comune di Roana, considerato come un momento interessante di recupero dell’identità locale e di incontro con altre realtà vicine o lontane.