Una nuova tesi di laurea ha trattato dell’Altopiano dei Sette Comuni in modo innovativo e particolare. Si tratta della tesi di Angelica Grendene, studentessa del Corso di Laurea triennale in Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali, presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’elaborato, per il quale la studentessa ha conseguito il massimo punteggio, è stato motivo di grande soddisfazione e risultato di una ricerca svoltasi a più riprese, da ottobre 2019 a gennaio 2020, presso i comuni di Roana e Rotzo. Il lavoro è stato supervisionato dal relatore Prof. Gianluca Ligi, docente di Antropologia Culturale presso Ca’ Foscari, e tenta di dare un quadro generale delle dinamiche che intercorrono tra luogo e individuo: questo grazie soprattutto alla ricerca etnografica e alle metodologie che essa propone, in particolare le interviste, che sono state inserite – con il consenso dei parlanti – in appendice al testo.
L’elaborato è per questo motivo un’interessante testimonianza scritta di un aspetto molto importante di una cultura, e cioè il rapporto che una comunità vive con il proprio territorio. Una prima parte è dedicata alla toponomastica, scienza che studia i nomi di luogo; il libro di Umberto Patuzzi “Il Cimbro è ancora vivo. Nomi e luoghi dei 7 Comuni” (disponibile nelle librerie) è stato utile per accennare il significato di alcuni toponimi, strumenti diretti di organizzazione spaziale. Tramite i racconti degli abitanti del posto sono poi stati delineati dei percorsi di teorizzazione che, partendo da studi sia di antropologia sia di geografia, hanno portato ad alcune considerazioni capaci di aprire nuove prospettive e strade di ricerca. In particolare, è emerso che un luogo non è mai un contesto fisso, sia in quanto prodotto di interazioni antropiche e pratiche sociali, sia come elemento che l’uomo può vivere dentro di sé, rappresentare e raccontare, costruendo quindi un vero e proprio senso dei luoghi. Un altro punto della ricerca mette al centro il corpo dell’individuo come “intelligenza del mondo”: i concetti sociali – come in questo caso il senso di comunità – non sono astratti, ma derivano da azioni e movimenti quotidiani, elementi concreti veicolati da stimoli sensoriali che trovano la loro origine nel paesaggio. La tesi conclude poi affermando che l’identità è un processo di elaborazione collettiva in continua costruzione, e che come tale ha bisogno di stimoli e dialoghi costanti con l’esterno.
La studentessa ha inoltre avuto la possibilità di partecipare ad alcune lezioni del Corso di lingua cimbra, tenuto a Rotzo da Umberto Patuzzi, Lauro Tondello e Alessio Fabris. Si è rivelata una grandissima occasione per venire a contatto con una realtà molto partecipata non solo dagli altopianesi, ma anche da abitanti del circondario, e avere così la conferma del diffuso interesse nei confronti di questa lingua e la sua cultura: valorizzare un patrimonio anche nella sua parte immateriale è ciò che davvero può fare la differenza per mantenerlo sempre vivo e proteso verso il futuro. Questa tesi di laurea ne è solo un esempio, ma le sue pagine sapranno essere stimolanti e dare spunti di riflessione; per chi fosse interessato, è a disposizione per la lettura presso l’Istituto di Cultura Cimbra di Roana.