di Ivone Cacciavillani (1984)
Le violente trasformazioni dei tempi recenti hanno portato profondi cambiamenti anche sull’Altopiano dei Sette Comuni. Sono state abbandonate attività tradizionali legate alle risorse locali, e sono stati dimenticati costumi ed usi consolidati in diritti riconosciuti anticamente, consacrati in documenti ufficiali e conservati per lungo tempo. Erano privilegi di utilizzo di risorse (pascoli e boschi), erano esenzioni da imposte (sul sale, sulla lana, …), erano diritti risalenti al lontano medioevo, quando si sono coagulati i primi insediamenti umani su questi monti, attraverso un tenace lavoro di sboscamento, di bonifica, di organizzazione del territorio.
Quei privilegi, quelle esenzioni, quei diritti rischiano di ridursi ad un “monumento morto”, ad un punto di riferimento senza significato per la gente che è rimasta a vivere nei Sette Comuni. Invece la vita in montagna, in tutti i suoi aspetti, dall’agricoltura al turismo, dalla gestione del territorio all’organizzazione dei servizi, ha bisogno di tradurre quell’antico patrimonio di tradizioni in nuova esperienza di sostegni, di agevolazioni, di incentivi, di esenzioni per riequilibrare le condizioni economiche disagiate rispetto alle condizioni più avvantaggiate della città e della pianura.