Sono 40 anni che il prof. Josef Ratzinger, quando insegnava all’Università di Regensburg, è venuto sull’Altopiano per partecipare ad un convegno dei Teologi del Triveneto, organizzato a Roana da mons. Luigi Sartori, suo amico e presidente dell’Associazione Teologica Italiana. È venuto nel 1975 ed è tornato nel 1976. Doveva tornare gli anni seguenti. Ma egli è stato nominato prima Arcivescovo di Monaco di Baviera, poi Cardinale e per molti anni Prefetto della Congregazione della fede a Roma, fino a diventare nel 2005 Papa Benedetto XVI. Egli aveva sempre contatti con amici dell’Altopiano e mandava spesso i suoi saluti. Il Curatorium Cimbricum Bavarense nel 1976 lo aveva fatto socio onorario della associazione e quest’anno ha proposto al Papa Emerito la stessa benemerenza. Per consegnarla al Papa Emerito, il segretario privato del Papa che è ora anche Prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gänswein, ha invitato personalmente in Vaticano il presidente del Curatorium Cimbricum Bavarense Jacob Ossner, con il presidente dell’Istituto di Cultura Cimbra di Roana Sergio Bonato e con Remigius Geiser, esperto appassionato della lingua cimbra. Costoro nei giorni scorsi hanno potuto avere con il Papa Emerito Benedetto XVI un incontro indimenticabile, presso il piccolo appartamento di Mater Ecclesiae, sotto un meraviglioso sole di novembre.

Il Papa si è presentato fisicamente debole, con i suoi 88 anni, ma mentalmente e spiritualmente vivo, con una memoria forte, precisa nel ricordare persone, luoghi, situazioni di tanti anni fa. Remigius Geiser lo ha salutato con un bel messaggio in lingua cimbra (*) e il Presidente Jacob Ossner gli ha consegnato il quadro con la benemerenza di socio onorario del Cimbern Kuratorium Bayern. È stata la prima volta nella storia che in Vaticano, nel cuore della Chiesa Universale, si è sentita la lingua cimbra, una piccola lingua di pochi montanari, una lingua che ha saputo esprimere anche grandi pensieri e grandi sentimenti. Il Papa ha ringraziato cordialmente del saluto e della onorificenza e ha fatto accomodare gli ospiti nel salottino in modo familiare. Con gli amici bavaresi egli ha parlato in modo competente dei caratteri della loro lingua, della sua diffusione geografica e dell’importanza della sua conservazione per conservare la propria identità in questi tempi di globalizzazione.

Egli ha parlato con ammirazione del nostro Altopiano, della sua storia e della sua cultura, del suo paesaggio e della sua gente. In particolare si è riferito più volte all’Altopiano col nome storico “dei Sette Comuni”: bel riferimento particolare fatto da un Papa universale che ha pensato e vissuto la Chiesa di tutto il mondo. Egli ha insistito come tanti anni fa, sul valore della tradizione cimbra, non solo sul piano linguistico, ma anche sul piano storico, come ponte di collegamento e di unione tra Veneto e Baviera, tra Italia e Germania, come ponte di solidarietà, di amicizia e di pace in questo mondo così lacerato, dilaniato da divisioni, terrorismi e guerre. Ha insistito sulla importanza della tradizione, senza cui non c’è progresso, tradizione sentita e condivisa da una comunità in una esperienza di dialogo e di fraternità. Ha toccato tanti temi, come quello delle radici cristiane dell’Europa e quello della Grande Guerra, che ha colpito così duramente l’Altopiano. Ha chiesto di amici scomparsi, particolarmente di mons. Luigi Sartori e della famiglia Azzolini che lo ha ospitato in casa sua a Roana. Papa Ratzinger si è interessato attentamente delle nostre attività culturali. Ha apprezzato il volume che raccoglie la storia dell’Istituto di Cultura Cimbra anche nella versione in lingua tedesca, dedicata proprio a Lui. Come ha molto apprezzato il volume “Salvezza Cristiana e Storia degli Uomini”, che raccoglie gli atti dei convegni a Roana del 1975 e 1976, curati da Ermanno Roberto Tura e pubblicati in questi anni dalla Facoltà Teologica del Triveneto.

Per noi che lo abbiamo conosciuto 40 anni fa e lo abbiamo seguito con intima vicinanza lungo questi lunghi e tumultuosi anni, Papa Ratzinger ha confermato le sue straordinarie qualità umane, culturali e spirituali, la sua dolce mitezza, diventata quasi più profonda attraverso le sue esperienze e le sue sofferenze personali di Grande Papa.

 

(*) Saluto di Remigius Geiser al Papa Emerito Benedetto XVI:

Venerabilis Pater Benedicte, si mihi permittis, nunc aliquot verba in lingua cimbrica ad vos proferam: Bar-andare Khselle vom-me Curatoriom Cimbricum Bavarense gadènkhan noch de Zait, ba jart sait gabeest met uz-andarn au in de Hòoghe Ebane dar Siban Komàune, met-anandar met-teme unzarn èrmen Vuurare Hugo Resch unt met-teme Heere Prof. Sergio Bonato Khuntz, ba ist khent hia met uz hoite. Un denne sai-bar gabeest alla gafròant segantan-ach gaschùrret vor Baabost, unt hemmest bar haban intzlozzet zo machan–ach an gaheerten khsel vomm unzarn Curatorium, unt von disame beeghen pitta-bar-ach zo lèmman diisen hear–brief!”

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