Giulio Vescovi BischofarPer Asiago l’anno 2016 porta il ricordo di altri centenari, oltre a quello del profugato e della grande guerra. Nella primavera del 1916 moriva Giulio Vescovi, un personaggio illustre dei Sette Comuni,

ricordato anche nella recente pubblicazione “Persone Illustri dei Sette Comuni”, scritta da Angelo Costa e Giuseppe Nalli, e curata da Giancarlo Bortoli. Nella sua giovinezza, Giulio Vescovi partecipò intensamente ai movimenti del Risorgimento Italiano contro il dominio austriaco, particolarmente nella liberazione di Venezia. Ad Asiago, oltre alla sua professione di notaio, egli ricoperse alte cariche, come quella di Vicepretore, di presidente del Consorzio dei Sette Comini, di assessore del Comune, di Delegato scolastico, di Deputato provinciale… Egli fu appassionato cultore della tradizione cimbra dei Sette Comuni, compose un prezioso vocabolario cimbro, in gran parte inedito, che attende di essere divulgato e valorizzato. Compose anche una grammatica cimbra, una rinomata raccolta di antiche leggende e di proverbi cimbri, meritandosi una vasta stima in Italia e all’estero. Nella vecchiaia aveva “l’aspetto di un venerato patriarca, con la barba fluente, l’occhio limpido e severo, il cuore confidente…”, come si legge nella sopra ricordata pubblicazione.

In questo aspetto di “venerato patriarca”, il notaio Giulio Vescovi viene descritto anche da Mario Rigoni Stern nella sua Storia di Tönle, con pagine colme di commozione dedicate alla sua morte. In quel 1916 “come fu dura e fredda la coda dell’inverno, fu repentina e dolce la primavera: come in fretta si allungavano le giornate, in fretta si scioglieva la neve e il canto del cuculo faceva rifiorire il bosco”. Una sera di maggio, mentre era con le sue pecore sul monte Moor, Tönle “sentì lenta e a lungo suonare la campana del transito per gli uomini”. Quando la sera scese dal monte, seppe che era morto l’avvocato Bischofar, come era denominato ad Asiago il notaio Vescovi. Dopo cena, seduto accanto al focolare, Tönle si mise a ricordare il vecchio avvocato “che lo chiamava sempre amico, anzi: ‘main khsell’, e quando lo incontrava, forse due o tre volte in un anno, sempre gli parlava nell’antica lingua e sapeva anche i termini specifici dei pastori”. Il giorno dopo egli si recò in paese, nello studio dove era deposta la bara del notaio defunto, tra tanti fiori: “rose, narcisi, grappoli di citiso, ranuncoli di prato, gerani in mazzi e in grandi vasi occupavano tutto lo spazio verso le finestre e il loro profumo copriva l’odore dei ceri”. Tönle Bintarn si mise in un angolo senza badare alle autorità e ai numerosi presenti. Racconta Mario Rigoni Stern che egli “stette per un bel po’ immobile lì davanti come avesse radici sul pavimento di tavole bianche… infine disse a voce alta, sì che tutti stupirono come spaventati: ‘Palle odar spete de loite allesamont sterbent’ (presto o tardi tutte le persone muoiono)”. Poi Tönle uscì per tornare sul monte Moor con le sue pecore. Era il 12 maggio del 1916 e dopo tre giorni iniziava sull’Altopiano la spedizione punitiva con quel colpo di cannone, “un bagliore e un grande fumo... e un boato da far tremare le radici delle montagne”. La coincidenza tra la scomparsa del notaio Giulio Vescovi Bischofar e l’inizio della distruzione di Asiago, viene ricordata da Mario Rigoni Stern con un valore quasi simbolico, come la fine del mondo degli antichi Sette Comuni, i Zìban Alte Komoine.

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